Luigi Valline
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Stanco di arrivare a casa con fotografie che non riportassero fedelmente la luce che avevo davanti al momento dello scatto, cieli che "erano" carichi risultavano sbiancati, sassi ombre acqua contrasti andavano persi e in mente tornarono le frasi di chi mostrando le fotografie in varie situazioni le spiegavano con affermazioni tipo, "ERA UN CIELO NUVOLOSISSIMO! "DOVEVI VEDERE CHE OMBRE!" ma la fotografia non dovrebbe restituire il "visto"? o mi riporta una parte mal interpretato del "visto"? senza poi dire che una fotografia deve raccontarsi da sola e non essere il fotografo a spiegarmela!
ok se si confrontano le fotografie multi esposizione con le fotografie "classiche" (analogiche o digitali) si respira un'aria diversa... ma se al confronto poniamo la realtà allora cambia tutto! finalmente mi riporto a casa i miei cieli nuvolosi, ombre, sassi, muri, legni e tutto il resto!
La fotografia, analogica o digitale, soffre di una forma di sottomissione da parte della lettura esposi metrica; la luce è letta in una parte della fotografia, motivo per cui molte parti risultano sbilanciate, è come guardare con la coda dell'occhio, certo che trovarsi di fronte tutto bilanciato (carta o video) dà una sensazione molto diversa all'occhio che inizia a vedere e godere nei dettagli.
Le immagini presenti sono nate per ovviare a questo vincolo.
Scattando molte fotografie della medesima inquadratura ma sottoesponendo e sovraesponendo fino a raggiungere la piena copertura, un minimo di 6/8 fino ad un massimo di 16, per poi unire il tutto, si raggiunge il pieno controllo di tutte le superfici, giochi di ombre non sono più “chiaro scuri” ma sono ricche di preziose informazioni che vengono mantenute fino alla lettura dell’occhio dell’osservatore, che finalmente si trova di fronte a tutte le informazioni dando una nuova magia di lettura!
Le mie prime fotografie le eseguivo scattando con tanto di cavalletto molte immagini (usavo una vecchia Nikon e una Sony 717) e modificando l'esposizione, pertanto scattavo in .jpg, Joint Photographic Experts Group (vedi) poi ho compreso la potenzialità del raw (grezzo) e mi sono spinto oltre... ( Sony 828) per capire bene la differenza vi rimando ad internet! troverete tutte le spiegazione o vi farete un'idea di cosa cambia; per dirla in breve è come mangiare una buona costata o mangiarne una già digerita! io voglio assaporare i colori e tutto il resto! a molti basta pure già digerita !!!
Una volta eseguito lo scatto
inizio a lavorarlo; tendenzialmente lo modifico nell'esposizione
salvando i passaggi in TIFF(Tagged Image File Format) 14 bit
- la modifica è a discrezione dell'occhio! un buon monitor con
calibratore lo conferma, comunque eseguo i vari passaggi e vengono
salvati alla fine esporto tutto in un editor di immagini che supporti
e lo gestisca in livelli con almeno 32 bit di profondità colore, a
questo punto ho un file da circa 1.5 giga (partendo da una 14,7
megapixel Canon g10) poi tolgo da ogni livello le zone sature...
(e va fatto con molta calma) è tutto .... (la
mia prima) ci son voluti
molti giorni... ma ora ci metto molto meno!
Concludo con una nota, in rete si trova molto sulla tecnica hdr che normalmente usa dei vari software dando hdr in pochi secondi in modo automatico, unico neo non tengono conto che la luce non sempre decade con la distanza, esempio un primo piano scuro contro un infinito chiaro! è come mangiare una buona costata facendosi imboccare!;)
un esempio....
Queste due fotografie sono state fatte a distanza di pochi secondi l'una dall'altra, la fotografia in alto è una jpg non elaborata, la fotografia in basso è un raw diviso in 11 tiff e bilanciato per poi finire esportato in jpg.
Credo si possa chiaramente vedere la differenza.
prossimamente nuovi esempi
Luigi Valline
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